Le strane macchine asimmetriche a “ruote alte”

In natura le gestazioni animali a volte richiedono decine di mesi, si pensi ai pachidermi oppure alle specie marine come i  cetacei, i quali arrivano  a superare i 20 mesi.

Nel caso della E.333 la gestazione ha richiesto molti anni.
Infatti sono passati 9 anni da quel lontano 2014, durante il quale ( oltre ad avere molti capelli bianchi in meno) cominciai a studiare e prototipare in autonomia questa macchina avvalendoni di resina, metallo, legno e fresando personalmente i master.

La E.333 è una macchina asimmetrica con cabina posta nella parte posteriore, molto diversa come sagoma rispetto alle note E.551 ed E.554. Ad un occhio inesperto può ricordare la meno fortunata E.552, anch’essa di progettazione K. Kandò.

La cabina non più presente nel corpo centrale venne infatti posta all’estremità posteriore della cassa, e la restante forma del lungo avancorpo venne dettata dalle necessità funzionali della macchina.

Nella stessa, dietro ai banchi di manovra venne successivamente installata la caldaia a nafta, per il riscaldo delle carrozze passeggeri, ricorrendo all’eliminazione del finestrino posteriore centrale e riducendo così la visibilità del macchinisti.

Il tetto particolarmente basso fù così disegnato per mantenerne la sagoma all’ interno del profilo massimo, considerata la sporgenza degli archetti dei trolley in posizione di riposo. 

La sua destinazione d’uso nè influenzo anche la meccanica.

Impegnata nel trasporto passeggeri, le tratte da lei percorse furono prevalentemente le linee liguri e piemontesi, spingendosi per un periodo sul tratto Porrettano, ed in altri frangenti anche in Valtellina e sulla Bolzano Merano.

A tale scopo l’adozione di carrelli di tipo Zara in unione con lo stretto passo rigido, contribuirono ad affrontare le tortuose linee di costa.

Questi carrelli consentivano la regolazione della trazione, incrementando il carico complessivo sugli assi motore per meglio adattarsi al traino di varie composizioni, consentendo a questa agile macchina di arrivare anche a servire pesanti treni internazionali accoppiata con locomotive del gruppo 431 o 551.

Ritornando al mondo in scala ridotta, nella parte interna della cabina se pure in piccolo (la superficie misura circa 30x30mm!!!) si possono distinguere il tavolo ligneo, gli apparati della caldaia per il riscaldamento del convoglio (ove previsto), nonchè vari strumenti, raccordati con tubazioni alle pareti, ed il tipico banco in marmo con coltelli di sezionamento.

Nonostante questi dettagli, che farebbero pensare ad un utilizzo statico, particolare attenzione si è posta alla trazione, come per le 551 e 554, questa macchina è capace di movimentare 9 carrozze lunghe (nel video ho approfittato di un convoglio non coevo, ma straordinariamente pesante).

Va considerato che, nella realtà, la macchina ebbe raramente composizioni superiori alle 5 massimo 6 carrozze.

Ecco un estratto dei primi passi della macchina a Verona

One Reply to “”

  1. Grazie per questo commento alla 333 che, almeno per quel che mi riguarda, va a spiegare al fermodellista, interessato solitamente più all’estetica di una macchina, che è l’obiettivo funzionale che si prefigge il progettista(al vero) che condiziona, poi, alcune scelte estetiche.
    Inutile aggiungere che la macchina qui presentata in scala è propriamente un “gioiello”.

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